Kata




Il Kata è l'essenza del Karate. Un Kata contiene sia l'aspetto fisico che quello mentale del praticante. Attraverso esercizi che esaltano la qualità del gesto tecnico si arriva al controllo ottimale del corpo. Questi esercizi sono codificati ed utilizzati in una simulazione di autodifesa contro avversari immaginari.


Il vero significato del Kata


In realtà il Kata non è una semplice sequenza di tecniche da portare con un tempismo ed una forza precisa, il Kata è una codifica, il più delle volte criptica, che si svela al Karateka solo dopo anni di dedizione e di allenamento. Nella lingua giapponese Kata significa "Forma", ma la sua essenza non si riduce al solo aspetto estetico. La ricerca della perfezione nelle posizioni, negli spostamenti, nelle tecniche, nei tempi di esecuzione e nell'atteggiamento mentale ha come fine ultimo la ricerca di se stessi attraverso la massima efficacia nell'esecuzione delle tecniche.

Tecnicamente rappresenta il metodo basilare per poter progredire nella conoscenza del Karate poiché racchiude sia lo studio delle tecniche fondamentali del kihon sia la tattica del kumite rispettando il ritmo rappresentato dal concetto di spazio-tempo nella ricerca della distanza.

Nel Kata non c'è niente di superfluo e solo un costante e serio allenamento coadiuvato dall'aiuto indispensabile del proprio Maestro può permettere al Karateka di carpirne il significato. Nel Kata ogni movimento è stato studiato per tramandare i principi fondamentali e le strategie dalla realtà dei combattimenti creando così un concentrato di tecniche di studio assolutamente fondamentale e irrinunciabile.

Kata praticati nelle diverse scuole


Di seguito la tabella che introduce la lista dei Kata principali. Può capitare che uno stesso Kata venga praticato, pur avendo un nome diverso, da diverse scuole che gli apportano modifiche sebbene di lieve entità.
La tabella è strutturata in maniera tale che ad ogni riga corrisponda un Kata e ogni colonna ciascuna delle scuole che lo praticano, indicando per ciascuna di esse il nome che gli viene attribuito.
Shotokan Wado Ryu Shorin Ryu Shito Ryu Goju Ryu Sankukai
Heian 1-5 Pinan 1-5 Pinan 1-5 Pinan 1-5 Heian 1-5
Tekki 1-3 Naihanchi Naifanchi 1-3 Naifanchi 1-3
Kanku Dai Kosokun Dai Kosokun Dai Kosokun Dai Kosokun Dai
Hangetsu Seshan Sesan Sesan Sesan
Gankaku Chinto Chinto Chinto
Enpi Wanshu Wanshu Wanshu
Bassai Dai Passai Dai Passai Dai Passai Dai Bassai Dai
Jion Jion Jion Jion
Jitte Jitte Jitte Jitte
Jiin Jiin Jiin Jiin
Kanku Sho Kosokun Sho Kosokun Sho
Shiho Kosokun
Bassai Sho Passai Sho Passai Sho
Matsumura no Passai Matsumura no Passai
Tomari no Passai Tomari no Passai
Shimine non Passai Shimine non Passai
Sochin Sochin Sochin
Wankan Wankan Wankan
Gojushiho Dai Gojushiho Gojushiho Goju Yon
Gojushiho Sho
Meikyo 1-3 Rohai Rohai 1-3 Rohai 1-3
Nijushiho Nijushiho Niseshi Niseshi
Nipaipo
Unsu Unshu Unshu
Chinte Chintei Chintei
Shinpa
Ananko Aoyagi Annanko
Juroku
Myojo
Matsukase Matsukaze
Sanchin Sanchin Sanchin
Tensho Tensho Tensho
Gekisai 1-2 Gekisai 1-2
Saifa Saifa Saifa
Seienchin Seiunchin Seienchin
Shisochin Shisochin
Sanseiru Sanseiru
Sepai Sepai
Kururunfa Kururunfa Hyakuhachi
Suparinpei Suparinpei
Hiji No Kata
Shinsei
Seipai
Tajima

I Kata dello stile Shotokan


I Kata dello stile Shotokan sono generalmente ventisei (ventisette se si considera anche Gankaku-sho) e sono divisi in Kata Inferiori e Kata Superiori a secondo del diverso livello di difficoltà.

Kata fondamentali


Heian
Heian è il nome modificato da Gichin Funakoshi dei kata Pinan ideati da Anko Itosu. Secondo Funakoshi la conoscenza di questi kata permette al praticante di sapersi difendere in quasi tutte le occasioni. Inoltre questa serie di kata comprende quasi tutte le posizioni di base del karate Shotokan. In origine questi kata si chiamavano Pinan o Ping-nan e furono creati da Anko Itosu (1830-1915) maestro, insieme ad Anko Azato di Gichin Funakoshi, altri fanno risalire l'origine di questi kata al maestro cinese Koshokun (Kushanku) creatore di Kanku-dai. Si crede anche che Ping-nan sia la città cinese di provenienza del maestro In Shu Ho e che questi fosse residente in Okinawa in un villaggio di Tomari nella seconda metà dell’800. Si ritiene che In Shu Ho abbia insegnato a Bushi Matsumura (1797-1889) le due forme chiamate ch’ang-an (pace e tranquillità nella lingua cinese) e che lo stesso Matsumura avesse scorporato le due forme insegnatigli in tre forme, poi insegnate al suo allievo Itosu.
Itosu divise ancora i tre kata nelle cinque forme esistenti, aggiungendovi alcune tecniche di kanku dai. Lo stesso Hi Shu Ho aiutò Itosu nella stesura dei kata, dopo la scomparsa di Matsumura. La serie dei cinque pinan vide la luce tra il 1897 ed il 1901. Questi kata furono ben presto introdotti nelle scuole okinawesi, ma prima di tale introduzione Itosu sperimentò l’efficacia didattica sui suoi stessi allievi e, accortosi che l’esecuzione a mani aperte fosse molto pericolosa per gli studenti, stabilì che l’esecuzione dei kata dovesse avvenire con le mani chiuse a pugno.
Heian Shodan
Mente pacifica - Primo livello
Nome antico: Pinan shodan o Ping-nan shodan
Descrizione del kata Heian Shodan

Heian Nidan
Mente pacifica - Secondo livello
Nome antico: Pinan nidan o Ping-nan nidan
Descrizione del kata Heian Nidan >

Heian Sandan
Mente pacifica - Terzo livello
Nome antico: Pinan sandan o Ping-nan sandan
Descrizione del kata Heian Sandan

Heian Yondan
Mente pacifica - Quarto livello
Nome antico: Pinan yondan o Ping-nan yondan
Descrizione del kata Heian Yondan

Heian Godan
Mente pacifica n. 5
Nome antico: Pinan godan o Ping-nan godan
Descrizione del kata Heian Godan

Tekki
Il nome originale di questi kata era in okinawese naihanci, kata di area shorei dal significato “lottare al fianco”. L’attuale definizione è dovuta a Gichin Funakoshi. La posizione caratteristica del kata Tekki è Chiba Dachi, posizione del cavaliere.
Tekki Shodan
Cavaliere di ferro
Nome antico: Naihanchi
Descrizione del kata Tekki Shodan

Tekki Nidan
Cavaliere di ferro - II
Nome antico: Naihanchi
Descrizione del kata Tekki Nidan

Tekki Sandan
Cavaliere di ferro - III
Nome antico: Naihanchi
Descrizione del kata Tekki Sandan >


Kata Sentei


Bassai-dai
Rompere la fortezza
Nome antico: Passai o Patsai

Noti ad Okinawa come passai o patsai, il cui significato originario è rompere in pezzi. In Giappone, sempre ad opera di Gichin Funakoshi, come per tutti gli altri kata shotokan, il cambio del nome significò tempesta sulla fortezza o penetrare in una fortezza. Il kata Bassai contiene molti movimenti di parata delle braccia, i quali suggeriscono la sensazione di spostarsi da una posizione di svantaggio ad una vantaggiosa.
Kanku-dai
Scrutare il cielo
Nome antico: Kushanku

ll nome originale di questo kata era quello del delegato militare cinese Ku Shanku che lo introdusse ad Okinawa nel ‘700. Altri nomi di questo kata sono kosokun e kwanku, il cui significato è guardare al cielo, poiché è questa l’immagine che ci viene proposta dalle tecniche di inizio del kata. Il kanku sho è un kata di recente realizzazione, dovuta a Anko Itosu.
Jion
Amore di Budda e riconoscenza
Nome antico: Jion-ji

Il nome originale Jion-ji significava ad Okinawa suono del tempio. In Giappone amore e grazia. In definitiva il nome chiaramente indicava il tempio shaolin cinese in cui ebbe forma primaria il kata.
Enpi
Volo di rondine
Nome antico: Wanshu

Volo di Rondine, che sintetizza il tempo di questo Kata che copia dal volo di questo volatile la sua irregolarità.Si dice che fu introdotto per il Sappushi Wanshu, ed era praticato nella regione di Tomari: Si ritiene che sia stato influenzato dal Kempo cinese. Più tardi fu insegnato dal M° Sanaeda seguito dal M° Matsumura. Il M° Funakoshi nel suo "Karate-Kenpo delle Ryu-Kyu" descrive che ha 40 movimenti e conferma l'origine di Tomari.
Hangetsu
Mezza luna
Nome antico: Seisan

Kata okinawese della scuola shorei, il cui nome originale seisan significa tredici mani, segue, unico tra i kata, le scuole interne dello shaolin-quanfa, base originaria dello shotokan. In Giappone è chiamato hangetsu, mezzaluna, in quanto i movimenti frontali del kata richiedono di iscrivere semicerchi con le mani e con i piedi.

Kata Superiori


Bassai-sho
Rompere la fortezza
Nome antico: Passai o Patsai

Noti ad Okinawa come passai o patsai, il cui significato originario è rompere in pezzi. In Giappone, sempre ad opera di Gichin Funakoshi, come per tutti gli altri kata shotokan, il cambio del nome significò tempesta sulla fortezza o penetrare in una fortezza. Il kata Bassai contiene molti movimenti di parata delle braccia, i quali suggeriscono la sensazione di spostarsi da una posizione di svantaggio ad una vantaggiosa.
Jitte
Dieci mani
Nome antico: Jutte

Kata okinawese che significa mano del tempio. In Giappone viene chiamato anche Jite o Jutte, significa, che se ben appreso una persona può far fronte a 10 avversari.
Altre fonti sostengono che il nome deriva dalla parata Yama Uke che compare nel Kata e che ricorda la sagoma di un Jitte (Sai).Tecniche di difesa contro il Bastone.
Gankaku
Gru su una roccia
Nome antico: Chinto

In origine il kata si chiama Chinto, il cui significato a Okinawa era lottare contro l’est o dove sorge il sole. Altra definizione del nome è quella del marinaio che dalla Cina lo introdusse ad Okinawa. Gankaku è un kata che richiede grande equilibrio e la sua caratteristica principale è la posizione su di una gamba che si assume svariate volte, prima di eseguire yokogeri e uraken.
Gankaku-sho
Gru su una roccia II
Nome antico: Chinto

Seconda versione del kata Chinto a carattere più rievocativo. In realtà assomiglia a Gankaku ma non lo è realmente. Il Maestro Kanazawa Hirokazu ha cominciato ad insegnare questa versione di Chinto sotto il nome di Gankaku-Sho. E' possibile vedere questo Chinto nel libro di Nagamine Shoshin sul karate di Shorin-Ryu.
Kanku-sho
Scrutare il cielo
Nome antico: Kushanku

Il nome originale di questo kata era quello del delegato militare cinese Ku Shanku che lo introdusse ad Okinawa nel ‘700. Altri nomi di questo kata sono kosokun e kwanku, il cui significato è guardare al cielo, poiché è questa l’immagine che ci viene proposta dalle tecniche di inizio del kata. Il kanku sho è un kata di recente realizzazione, dovuta a Anko Itosu.
Sochin
La grande calma
Nome antico: Hakko

Kata di Okinawa, della scuola di Haragaki, chiamato hakko che significa grande vincitore, mentre in Giappone significa forza tranquilla. Il kata sochin rappresenta il legame tra il karate e la divinità buddista Fudo. Infatti la posizione principale del kata è fudo-dachi (sochin-dachi) ed è la posizione assunta da Fudo (statua) posta di guardia al tempio Todai-ji, dove si riscontra la guardia protettiva basata sulla credenza di difendere una causa giusta.
Unsu
Mani come le nuvole

Il nome significa « le mani come le nuvole ». Di incerta origine cinese antica era praticato a Okinawa nel gruppo di Niigaki o Haragaki, insieme ai kata Sochin e Nijushiho, adottato in Giappone dallo Shotokan e dallo Shito. Per affrontare Unsu è necessario la conoscenza di una quindicina di kata, tra cui Bassai, Jion, Jitte e Gankaku. Ha un ritmo particolare, velocità alterne, qualche rottura di cadenza e tecniche specifiche. Richiede un forte equilibrio psico-fisico. Usa Neko-ashi-dachi, che è quasi assente negli altri kata shotokan, come pure mawashigeri, anche se tirato da terra. Questa tecnica, introdotta da Yoshitaka Funakoshi è assente da tutti i kata shotokan, mentre è un’idea originale shaolin.
Nijushiho
Ventiquattro passi
Nome antico: Niseishi

Kata okinawese della scuola Haragaki, similare di Unsu.
Gojushiho-sho
Cinquantaquattro passi
Nome okinawense: Useishi

Gojushiho, o "Useishi" ("La Fenice", come è noto a Okinawa) è uno dei kata accreditati al Maestro Sokon Matsumura. Ovviamente non si ha certezza se Matsumura abbia appreso questo Kata nei suoi viaggi in Cina oppure se il kata fosse il suo capolavoro finale come fusione di tutte le sue abilità e conoscenze. Gojushiho è tradotto semplicemente come "Cinquantaquattro passi piccolo", passi non intesi come "passi reali" ma come "passaggi" in riferimento al numero di passaggi o movimenti nel kata originale. Si dice che sia stato il Maestro Anko Itosu, studente di Matsumura, a creare le due versioni del kata: una versione Dai (grande) e una versione Sho (piccola). Entrambe le versioni sono molto avanzate e piuttosto lunghe. Essendo etichettato Sho come kata più piccolo, ci si aspetterebbe che Gojushiho Sho avesse un enbusen più corto e con meno movimenti rispetto al suo omologo Gojushiho Dai ma in realtà scopriamo che Gojushiho Sho è molto simile al suo omologo.A differenza degli altri Kata di Anko Itosu, come il Bassai e il Kanku (che sappiamo essere kata completamente nuovi sviluppati usando kata precedenti come modello), i due kata Gojushiho sono quasi certamente due diverse varianti dello stesso kata. Entrambi i kata iniziano con mizu-nagare-uraken-kamae, una postura elegante che dimostra grazia e determinazione. Entrambi i kata fanno molto affidamento sull'uso delle dita per i colpi.Quasi identici, questi kata differiscono nell'esecuzione di alcune tecniche che li caratterizzano: Per Gojushiho Sho è il gruppo di movimenti ryuun (nuvole fluenti) costituito da ryuun-no-uke, seguito da haishu-osae-uke/shuto-gedan-barai e che termina con il triplo shihon-tate-nukite.
L'obiettivo principale è di eseguire ryuun-no-uke il più agevolmente e graziosamente possibile e di ruotare le tecniche di nukite in modo rapido e preciso.
Gojushiho-dai
Cinquantaquattro passi
Nome okinawense: Useishi

Gojushiho Dai, o "Cinquantaquattro passi grande", è il più complesso dei due kata Gojushiho.
I movimenti supplementari in confronto al suo gemello possono essere giustificati dall'inclusione di due tecniche in Gojushiho Dai che non sono presenti in Gojushiho Sho: koko-sukui-uke/tsukidashi e washide. Washide, o "mano d'aquila", è un attacco preciso che usa tutte e cinque le punte delle dita premute insieme nella forma del becco di un uccello per colpire i punti di pressione dell'avversario. Al di fuori di questo kata, la tecnica washide non esiste in nessun altro kata di stile Shotokan.
Gojushiho Dai viene caratterizzato ​​dalle tecniche kitsutsuki-no-kamae, keito-nagashi-uke e otoshi-ippon-nukite.
In sostanza, le tecniche ryuun (nuvola fluente) di Gojushiho Sho sono sostituite dalle kitsutsuki (picchio).
Il grande movimento delle ryuun-no-uke sono sostituite dal meno ampio keito-uke. Il lungo shihon-tate-nukite è sostituito da un più breve otoshi-ippon-nukite e i grandi zenkutsu-dachi e kokutsu-dachi sono sostituiti dal neko-ashi-dachi molto più piccolo.
Gojushiho Dai ha più tecniche eseguite in neko-ashi-dachi di qualsiasi altro kata Shotokan e insieme a Unsu, è uno dei due soli kata Shotokan che non hanno affatto posizioni kokutsu-dachi (escludendo ovviamente i Tekki).
Uno degli aspetti più difficili di questo kata si verifica quando si cambia direzione da un neko-ashi-dachi all'altro.
Un tempo Gichin Funakoshi provò a cambiare il nome del kata in Hotaku, che significa "picchio", a causa della frequenza dei colpi di percussione che lo caratterizzano (alcuni considerano il vero colpo del picchio come ryo-kentsui-koho-hasami-uchi) ma per ragioni sconosciute, il nome Hotaku non è mai stato accettato e pertanto i due kata hanno mantenuto il "semplice" nome antico Gojushiho.
Per studiare a fondo questo Kata si rende necessario comprendere le aree vitali dell'avversario per capire come utilizzare realmente le tecniche di colpire con le dita.
Jiin
Tempio dell'amore di Budda

Jiin può essere interpretato come "Amore e ombra", ma la maggior parte degli esperti preferiscono la traduzione "Suolo del tempio (dell'amore di Budda)". Gichin Funakoshi chiamò il kata "Shokyo" che si traduce "Ombra dei pini", ma questo nome non fu mai adottato dai suoi studenti. Jiin, insieme a Jion (del quale ha una chiara somiglianza) e Jitte vengono talvolta chiamati i Kata del Tempio (cinese). Tutti e tre i Kata usano tecniche simili e tutti e tre iniziano nella posizione "Saluto Ming" (palmo sul pugno). Jiin è un kata relativamente semplice, senza tecniche particolari.
La sua tecnica principale è il kosa-uke (uchi-uke/gedan-uke), simile alla tecnica iniziale di Jion, con la sola differenza che in Jiin, gedan-uke (anziché uchi-uke) viene eseguito sulla gamba anteriore.
Jiin contiene una caratteristica insolita per un kata Shotokan: per finire sul punto di partenza, il karateka deve ritirare la gamba sinistra, un'azione non conforme alla procedura dei kata codificati dalla JKA. Se il praticante ritira la gamba destra, come di solito accade quando si finisce in kiba-dachi, il punto di partenza non sarà raggiunto. Probabilmente per questo motivo è stato deciso di rimuoverlo dal programma JKA, lasciando 25 kata anziché 26.
E' comunque importante ricordare che iniziare e finire nello stesso punto l'esecuzione del kata è un concetto relativamente nuovo adottato dalla JKA, e quindi per lo stile Shotokan, solo per standardizzare il giudizio nelle competizioni.
Chinte
Mano rara

Kata cinese noto in Giappone come mano rara. In origine era denominato Chintei o Shoin.Come per la maggior parte dei kata, anche per Chinte esiste un'opinione piuttosto contrastante sulla sua origine. Alcuni sostengono che questo kata sia molto antico, originario della Cina, mentre altri sostengono che Chinte derivi da una danza popolare di Okinawa.
Indipendentemente dalle origini del kata, molti attribuiscono a Yasutsune "Anko" Itosu la scoperta di questo kata. Chinte, che significa "Mano rara" oppure "Mani insolite" o "Mani incredibili", prende il nome dalla sequenza di tecniche portate con le mani uniche e raramente riscontrate nei kata. Queste tecniche, che non compaiono in nessun altro kata includono: tate-zuki, nakadaka-ippon-ken, nihon-nukite e hasami-zuki. Le tecniche non comuni includono gedan-mawashi-haito, presente sia nel Gojushiho, sia kentsui-tate-mawashi-uchi, che si verifica solo in un altro kata, Heian Shodan. I tre piccoli saltelli alla fine del kata gli forniscono probabilmente l'aspetto più insolito e sembrano radicalmente diversi da tutti gli altri movimenti Shotokan.
Sebbene siano movimenti apparentemente molto semplici, sono in realtà difficili da eseguire con grazia. L'applicazione di questi saltelli all'indietro non è assolutamente chiara: si dice che siano dei semplici movimenti di ritirata, ma è opinione comune che i saltelli siano stati aggiunti in seguito per consentire al karateka di riguadagnare il punto di partenza del kata, e in particolare, ed ancora una volta, per le competizioni.
Chinte offre diverse difese che sono più adatte a persone di dimensioni contenute. I gomiti, le mani "a lancia" e i colpi con il palmo possono essere tecniche molto potenti, anche se eseguite da un individuo piccolo, a condizione che vengano utilizzate per colpire aree vitali. Molte delle tecniche di Chinte sono circolari o angolari e richiedono finezza e precisione e non forza bruta.
Quando si pratica Chinte, ci si dovrebbe sentire come le onde del mare, all'inizio è calmo, poi "fluire e rifluire" come i venti che cambiano per diventare una tempesta e, infine, con gli ultimi tre salti, ritornare come la marea che si allontana dopo la tempesta per riportare tutto in tranquillità.
La pratica di questo kata insegna ad essere fluidi, ad adattarsi all'avversario piuttosto che di opporsi, e di riuscire ad avventarsi contro l'avversario con la devastazione di un'onda di marea. Come molti kata Shotokan, Gichin Funakoshi ha cercato di cambiargli il nome. Per Funakoshi questo kata doveva chiamarsi "Shoin" (luogo di studio all'interno di un tempio) ma questo nuovo nome non fu mai veramente accettato dai suoi studenti, e quindi Chinte rimane con il suo nome antico.
Meikyo
Specchio lucente
Nome antico: Lorei o Rohai

Kata tomari di Okinawa. In Giappone il nome di questo kata è composto da due Kanji che significano “Specchio” e “Lucente”.
Il nome potrebbe derivare della tecnica di partenza nella quale i palmi delle mani passano davanti al viso come se tenessero uno specchio.
Da notare che lo specchio per molte popolazioni è un oggetto sacro.
Soprattutto in Giappone esiste uno specchio sacro (Yata no Kagami) che è considerato un tesoro nazionale.
Questo specchio può essere visto solo dall’imperatore e da pochissimi monaci shintoisti.
Il kata Meikyo deriva dalla forma antica Rohai che probabilmente significa "Visione di un’airone bianco", "Visione del drago" o "Sguardo del falco" che a sua volta proviene da una danza dei monaci Shintoisti dedicata alla dea Amaterasu, dea del Sole e, secondo le leggende, creatrice delle isole giapponesi.
La forma antica Rohai proviene probabilmente dal Maestro Matsumura, ed è il Maestro Itosu che ha poi creato Rohai, Rohai Nidan e Rohai Sandan dai quali Meikyo, Meikyo Nidan e Meikyo Sandan.
Wankan
Corona imperiale
Nome antico: Matsukase o Shofu o Hiko

Kata di Okinawa, in origine chiamato in diversi modi, cioè wankuan, matsukaze, shofu, hiko. Il nome attuale è quello giapponese. Il suo significato originale è corona del re oppure fruscio del pino.

I Dieci elementi del Kata


YIO NO KISIN
Lo Stato mentale

Lo stato mentale in cui il Karateka deve calarsi nel momento che affronta il Kata, è il classico stato di concentrazione simile a quello di un cacciatore in una foresta di animali feroci, la concentrazione mentale che l'individuo assume quando si sente attaccato.
INYO
L'Attivo e il Passivo

Ricordarsi sempre durante l'esecuzione del Kata l'attacco e la difesa.
CHIKARA NO KIOJAKU
La Forza

Il modo di usare la forza e il grado di potenza da impiegare esattamente in ogni momento del Kata, in ogni posizione.
WAZA NO KANKYU
La Velocità

Il grado di velocità da usarsi in ogni tecnica del Kata, in ogni posizione.
TAINO SHIN SHOKU
La Contrazione e l'Espansione

Il grado di contrazione ed espansione del corpo in ogni posizione e tecnica del Kata.
KOKYU
La Respirazione

Si riferisce al controllo della respirazione sempre in perfetta sintonia con ogni movimento del Kata. La respirazione corretta è fondamentale nel Karate.
TYAKUGAN
Il Significato

Il significato delle varie tecniche. Il Karateka per rendere realistico il Kata deve eseguire ogni tecnica come se stesse effettivamente combattendo, ricordare il Significato di ogni movimento e visualizzarlo mentalmente, questo è di grande beneficio all'economia del Kata.
KIAI
L'unione del Corpo con la Mente

Attraverso il Kiai il Karateka esprime il suo spirito combattivo, il Kiai è parte del Kata e va eseguito nei punti prestabiliti.
KEITAI NO HOJI
La Posizione

Si riferisce alla corretta posizione da tenersi in ogni azione del Kata. Eseguire delle posizioni sempre uguali e corrette ci permette di tornare esattamente alla linea di partenza (En-Busen).
ZANSHIN
La Guardia

Restare nella guardia è lo stato mentale di allerta che si deve tenere a Kata terminato, prima di tornare nello stato mentale dello Ioi (Ioi No Kisin). Dopo aver ottenuto un perfetto Zanshin ci si rilassa e poi si effettua il saluto Rei.

Pagina aggiornata venerdì 5 gennaio 2024


Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà.
La vita può avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L'amore nel passato è solo memoria. Quello nel futuro è fantasia.
Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo.

Siddhartha Gautama




Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
E’ suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.

Toro Seduto




Ad ogni forza si contrappone una controforza.
La violenza, anche prodotta da buone intenzioni,
rimbalza sempre su chi l’ha generata.

Yamaoka Tesshu




Ciò che il gregge odia di più è chi la pensa diversamente;
non è tanto l’opinione in sé,
ma l’audacia di pensare da sé qualcosa che non sanno fare.

Arthur Schopenhauer